foto di Francesco Ossoli
le città invisibili 1,2,3
stampa inkjet su carta comune opaca, 100×66 cm
Le città che abbiamo edificato nel tempo cambiano, si muovono portandoci appresso nel loro espandersi, aggrovigliarsi e sovrapporsi. Come raccontare la città contemporanea, la sua vita sociale?
Scie di persone isolate dallo spazio, figure sospese che fluiscono in direzioni diverse su piani differenti immerse in un fondo omogeneo bianco. Ogni traccia della città, ogni riferimento spaziale è cancellato, resta tutt’al più qualche relitto: si può solo immaginare che ci può essere una strada, una vetrina, una piazza… un qualcosa.
Tolto questo guscio all’immagine reale di persone che camminano nello spazio sicuro della città, teatro dei loro movimenti, esse appaiono nude, perse nel vuoto e il loro viavai quotidiano acquista un punto di vista diverso. È un racconto della città in negativo, della sua presenza in assenza, che racconta l’ansia contemporanea, il nostro fluire verso chissà quali direzioni e alla ricerca di cosa, un vagare senza senso all’interno di uno spazio urbano fisico e limitativo.